2017/02/14

CARNEVALE: La Befana - 6 - di Gino Carbonaro



Carnevale


06   Inizio del Carnevale
         La Befana

                                                    di Gino Carbonaro 
           

     Ad aprire il periodo del Carnevale di una volta era la Befana. Una vecchia donna dotata di poteri magici che appariva all’inizio dell’anno, e volava a cavallo di una scopa per spazzare le strade del nuovo anno, e buttare nel letamaio del mondo tutti i mali che da sempre affliggono l’umanità: angosce, preoccupazioni, malattie, miseria, fame, guerre e quant’altro, ma soprattutto per allontanare dalla mente degli umani l’idea sempre incombente della morte. Perché, tanti sono i mali che affliggono l’umanità, ma due sono i più temuti:

Il primo dei mali
è quello di “poter” morire
in qualsiasi momento.
Il secondo dei mali
è quello di “dover” morire
in ogni caso.

    Per questo, a Carnevale, c’è chi indossa il costume e la maschera della morte. Il sillogismo inconscio che presiede a questa scelta è il seguente:

La Morte può uccidere tutti tranne se stessa
Ora, io sono la Morte
Dunque, io non posso morire


  
Carro allegorico della morte
                                              Rio de Janeiro

     Se il pensiero dei mortali è rivolto a tenere lontani i mali sempre possibili e incombenti, l’obiettivo del Carnevale è quello di far gioire gli umani, di far dimenticare, di rendere tutti fratelli, per vivere insieme in un mondo dove gli uomini possono stare gli uni accanto agli altri, senza paure e angosce, senza temere l’uno dell’altro.
       
     Carnevale è uno spazio-tempo dove tutti gli uomini, ricchi e poveri, nobili e plebei, vecchi e bambini, maschi e femmine, dismesso il vestito-maschera che indossano quotidianamente, si uniscono in unione e com-unione, insieme, sempre protetti da una maschera altra, che cancella la definizione di ruoli, ricchezza, età, sesso ed esorta a vivere per qualche giorno in un mondo protetto, mondo di pace, divertimento, felicità e benessere. Ed è prova che..
  
Pace e amore
nella sicurezza e nel benessere
aspirazioni dell’uomo

Facendo un passo indietro, va detto che in alcune parti della Sicilia (Scicli) l’inizio del Carnevale era dato dal “Currieri”, un uomo coperto con pelli di pecora, col viso sporco di fuliggine, con un bastone e un fazzoletto femminile in testa, che scendeva dalle colline circostanti sbatacchiando una campana di pecora. Al suo apparire, una frotta di bambini gli andava incontro gridando gioiosa, per deriderlo e disturbarlo, mentre le donne si affacciavano da porte e balconi invitandolo ad entrare in casa per offrirgli qualcosa.
   
     Ma, l’inizio del Carnevale non era ovunque e dappertutto lo stesso A Modica, per esempio, verso la metà di gennaio (ma il giorno non era definito) qualcuno si affacciava a sorpresa ad una porta di casa, recitava un indovinello, e si allontanava senza aspettare la risposta. Questo era il segnale che si era entrati nel periodo di Carnevale. Tutti sentivano che l’atmosfera era mutata e lentamente si cominciava a gara a recitare indovinelli
    
A Mamoiada, nella Barbagia, fino a qualche decennio fa, l’inizio del Carnevale era dato dai Mamuthones che adottavano uno schema simile a quello del “Currieri” di Scicli.



Mamuthones, Mamoiada, Barbagia

Alcuni uomini (e solo uomini) si recavano “fuori” del villaggio per recarsi nella “Casa della vestizione”. Qui, indossavano, quasi cerimonia sacrale, il “gabbanu orbace”, giubbotto di pelle di capra, un fazzoletto da donna in testa, e sul viso una raccapricciante maschera di legno dipinta di nero. Qualcuno, poi, li aiutava a caricare sulle spalle un numero enorme di campanacci di diversa misura legati fra di loro. Così travestito il gruppo degli spaventosi Mamuthones lasciava la casa della vestizione per dirigersi molto lentamente verso il paese, simulando uno strano movimento con il quale in sincronia, i Mamuthones battevano forte il pavimento con gli scarponi, scuotendo all’unisono i campanacci. Giunti in paese percorrevano strade e vicoli, sempre battendo il pavimento, accompagnati dal ritmo tenebroso dei campanacci.



Mamuthones, Mamoiada, Ottana

Il tutto si concludeva in una bettola, dove i Mamuthones deponevano la maschera, si asciugavano il sudore e bevevano alla salute di chi offriva da bere.

Da questo momento, era festa per tutti, e tutti, da soli o ingruppo, uomini e donne, vecchi e bambini convergevano mascherati in piazza per partecipare al grande ballo di Carnevale.


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